
Acquaformosa fa parte della minoranza linguistica arbëreshë, italo-albanese, presente in tutto il territorio dell'Italia meridionale. La popolazione custodisce usi, costumi e tradizioni e conserva il rito greco-bizantino.
Le origini storiche di Acquaformosa risalgono al 1195, allorché, per generosità dei signori di Altomonte, venne fondata l'Abbazia di Santa Maria di Acquaformosa, dell'ordine Cistercense.
La leggenda narra che la principessa Irene Castriota, figlia dell'eroe Giorgio Castriota Scanderbeg, in occasione di un suo soggiorno presso l'abbazia, bevve l'acqua locale ed esclamò: "Che acqua formosa!", dando così nome all'abitato. Le origini della comunità si possono far risalire certamente al 1200, intorno al Convento di Santa Maria di San Leuceo, benché ripopolamento vero e proprio del casale fu opera dei coloni arrivati dai Balcani tra il 1476 e il 1478.
I costumi, le tradizioni, il rito e la lingua sono la ricchezza che gli abitanti di Acquaformosa, che li hanno mantenuti inalterati nel tempo, di generazione in generazione. Il gruppo folcloristico "Shkëmbi", nato nel 1986, ha portato avanti un'accurata ricerca su canti e danze arbëreshë. Inalterato anche l'abito tradizionale nelle sue varianti: costume della festa, di fidanzamento, nuziale e di lutto.
Redazione